Il ricavato delle vendite di questo libro, sarà destinato alle famiglie dei ragazzi del Centro diurno disabili Terra di Mezzo di Usmate, allo scopo di sostenere progetti e attività finalizzate al miglioramento della loro qualità di vita.Non lo so io lo chiamo amoreAttraverso questo breve racconto, si parte per un viaggio nei luoghi spesso dimenticati della quotidiana sofferenza. Una narrazione di giornate realmente vissute da chi per lavoro e per passione si trova ad affrontare il dramma di una condizione di disabilità arrivata fin da subito, oppure durante il corso della vita.Tre giorni, tre esperienze nel dolore. La signora con l'Alzheimer, i ragazzi con disturbi dello spettro autistico di un servizio diurno, le persone ricoverate in stato vegetativo.L'amore come filo invisibile che unisce ogni esperienza e che riesce a mettere in luce i dettagli più nascosti, valorizzandoli. Le labbra della signora che non riescono a pronunciare il nome del marito, pur riconoscendolo ancora, gli occhi azzurri della ragazza che non riescono ad accettare il buio, il profumo del dopobarba che un papà distende sul viso del proprio figlio in stato vegetativo. Accompagnati in questo viaggio dallo sguardo poetico di chi racconta e che cerca di portare al lettore domande più che certezze.Alla fine del viaggio il quesito che dovremmo sempre rivolgere ad ognuno di noi:" Dove sono stato oggi?"Avevo un appuntamento con il pallonetto. La passione per il calcio, i ricordi che affiorano e diventano storia di vita , di luoghi e di emozioni.Un racconto che comincia a girare come un satellite attorno al pallone, addentrandosi nelle pieghe profonde del gesto atletico e delle sfumature tecniche, per poi allargare la propria orbita fino ad incontrare le antiche memorie di un bambino e del suo cortile.Sullo sfondo la Milano operosa degli anni '60 e una famiglia normale nata dall'amore "migrante " di Denso e Augusta.I sogni di un bambino che si legano ai rimbalzi di una palla e le attenzioni di un papà che di nascosto li sostiene. Poi l'adolescenza, il confronto con il mondo adulto e il divertimento che lascia il posto alla paura di sbagliare."Avevo un appuntamento con il pallonetto", in realtà è il racconto di una vecchia passione che poi diventa qualcos'altro. È il pallone che diventa una sfera di cristallo, una finestra dalla quale pensavi di guardare solo la traiettoria di un colpo geniale e che invece ti riporta davanti ai ricordi della tua gioventù. La rete dove il pallonetto termina la sua corsa diventa allora la raffigurazione dei tanti incroci e dei destini annodati di una vita passata che ogni tanto abbiamo bisogno di ritrovare. Quella sera i ricordi sono entrati tutti insieme nella porta e poi hanno aspettato. Avevano un appuntamento e sapevano che qualcuno sarebbe arrivato.
