Il presente lavoro trova motivo d’indagine nella grande diffusione dei disturbi d’ansia, spesso definiti “il malessere del XXI secolo”. Tali disturbi sono strettamente connessi ai ritmi veloci, allo sviluppo tecnologico e alle esigenze sempre più pressanti quanto vuote in cui si è sommersi, che portano l’individuo a bloccarsi, sia fisicamente che mentalmente.
La ricerca ha inizio con l’analisi della Generazione Z, composta dai ragazzi nati tra il 1995 e il 2012, i quali accusano più di tutti i danni di un utilizzo della tecnologia smoderato e senza freni.
La sua trattazione ha permesso di approfondire il problema della nomofobia, definita come una “paura capace di generare un vissuto interno di ansia e di angoscia al solo pensiero di rimanere senza il telefono cellulare e, quindi, senza la possibilità di accedere alla rete mobile e ai suoi servizi come le chat e i social network”; individuando inoltre come la comunicazione sociale abbia affrontato la questione, quali strumenti siano stati utilizzati, gli errori commessi e i punti efficaci da approfondire.
Il fine ultimo del progetto di tesi è stato quello di ammonire i genitori riguardo alcuni comportamenti scorretti/disattenzioni nei confronti dei figli adolescenti, dimostrando loro, inoltre, come a volte un ragazzo preferisce nascondersi dietro uno schermo piuttosto che esternare i propri pensieri e i propri dubbi. La nomofobia è un disturbo psicologico che si presta perfettamente a comunicare quelle che sono state le trasformazioni socio-culturali e tecnologiche di questa epoca, capace di instillare in ognuno un sentimento di ansia sempre più generalizzata.