Lettere dal carcere

Lettere dal carcere

by Antonio Gramsci
Lettere dal carcere

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by Antonio Gramsci

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Overview

Le Lettere dal carcere sono una testimonianza umana e politica inarrivata nella storia della letteratura italiana. Si tratta della documentazione di una fatica intellettuale immane, per la quale Gramsci si spese pur minato nella salute dalle dure condizioni di detenzione nelle carceri fasciste.
In queste lettere, scritte alle persone care, Gramsci si lascia andare a riflessioni di carattere storico, politico, filosofico, personale, dischiudendo così al lettore tutto un mondo intellettuale profondo, colto e pungente: per certi versi, un'autobiografia indiretta, che resta al contempo la migliore introduzione al pensiero gramsciano.

Edizione integrale dotata di indice navigabile.

Product Details

ISBN-13: 9788829548996
Publisher: Sinapsi Editore
Publication date: 11/13/2018
Sold by: StreetLib SRL
Format: eBook
File size: 2 MB
Language: Italian

About the Author

Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 - Roma, 27 aprile 1937) è stato un politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario italiano.
Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia e nel 1926 venne incarcerato dal regime fascista. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove passò gli ultimi anni di vita.
È considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo. Nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società. Elaborò in particolare il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l'obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, comprese quelle subalterne.
Gli antenati paterni di Antonio Gramsci erano originari della città di Gramsh in Albania, e potrebbero essere giunti in Italia fin dal XV secolo, durante la diaspora albanese causata dall'invasione turca. Documenti d'archivio attestano che nel Settecento il trisavolo Gennaro Gramsci, sposato con Domenica Blajotta, possedeva a Plataci, comunità arbëreshë del distretto di Castrovillari, delle terre poi ereditate da Nicola Gramsci (1769-1824). Questi sposò Maria Francesca Fabbricatore, e dal loro matrimonio nacque a Plataci Gennaro Gramsci (1812-1873), che intraprese la carriera militare nella gendarmeria del Regno di Napoli e, quando era di stanza a Gaeta, sposò Teresa Gonzales, figlia di un avvocato napoletano di origini spagnole. Il loro secondo figlio fu Francesco (1860-1937), il padre di Antonio Gramsci.[1][2]
Le lontane origini albanesi erano conosciute dallo stesso Antonio Gramsci, che tuttavia le immaginava più recenti, come scriverà alla cognata Tatiana Schucht dal carcere di Turi, il 12 ottobre del 1931:
[...] io stesso non ho alcuna razza; mio padre è di origine albanese (la famiglia scappò dall'Epiro durante la guerra del 1821, ma si italianizzò rapidamente). Tuttavia la mia cultura è italiana, fondamentalmente questo è il mio mondo; non mi sono mai accorto di essere dilaniato tra due mondi. L'essere io oriundo albanese non fu messo in giuoco perché anche Crispi era albanese, educato in un collegio greco-albanese.
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