Le quattro ragazze Wieselberger
In un’incantevole Trieste fine Ottocento, vivificata dall’aria mitteleuropea e dalla bora dell’irredentismo, si muovono aggraziate, au ralenti, e come consapevoli di un loro tragico destino le quattro sorelle Wieselberger. Appartengono a una «giudiziosa, benestante famiglia» della buona società: la madre è una tranquilla signora che si divide tra la casa di città, odorosa di cera e di pulito, e la grande casa di campagna, con giardino, orto e vigna; il padre è uno stimato musicista che dirige con autorità affettuosa sia la famiglia, sia l’orchestra dei «dilettanti filarmonici». A una delle quattro ragazze può capitare di danzare, una sera, con il signor Ettore Schmitz, industriale di vernici sottomarine non ancora diventato il grande Italo Svevo. Narrando la loro storia, che è poi quella della sua famiglia, Fausta Cialente racconta mezzo secolo di storia italiana, in una prospettiva rivelatrice. Getta una luce nuova e inquietante su certi fautori «liberalmassoni di destra» dell’irredentismo triestino, che non solo liquidavano in termini razzisti la questione slovena, ma intendevano applicare analoghe discriminazioni nei confronti dei lavoratori, escludendoli dal governo della città, quando fosse «divenuta italiana»: è la stessa borghesia, pavida e conservatrice, che cercherà nell’interventismo un’evasione dalle drammatiche scelte che il socialismo proponeva. Integrando la memoria con la fantasia e cogliendo i nessi espliciti e sotterranei tra vita privata e pubblica, tra individuo e storia, Le quattro ragazze Wieselberger, vincitore del Premio Strega nel 1976, porta a compiuta maturità umana ed espressiva l’attività di scrittrice svolta dalla Cialente nell’arco di quarant’anni e realizza il senso, più segreto e vero, della sua vocazione artistica.
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Le quattro ragazze Wieselberger
In un’incantevole Trieste fine Ottocento, vivificata dall’aria mitteleuropea e dalla bora dell’irredentismo, si muovono aggraziate, au ralenti, e come consapevoli di un loro tragico destino le quattro sorelle Wieselberger. Appartengono a una «giudiziosa, benestante famiglia» della buona società: la madre è una tranquilla signora che si divide tra la casa di città, odorosa di cera e di pulito, e la grande casa di campagna, con giardino, orto e vigna; il padre è uno stimato musicista che dirige con autorità affettuosa sia la famiglia, sia l’orchestra dei «dilettanti filarmonici». A una delle quattro ragazze può capitare di danzare, una sera, con il signor Ettore Schmitz, industriale di vernici sottomarine non ancora diventato il grande Italo Svevo. Narrando la loro storia, che è poi quella della sua famiglia, Fausta Cialente racconta mezzo secolo di storia italiana, in una prospettiva rivelatrice. Getta una luce nuova e inquietante su certi fautori «liberalmassoni di destra» dell’irredentismo triestino, che non solo liquidavano in termini razzisti la questione slovena, ma intendevano applicare analoghe discriminazioni nei confronti dei lavoratori, escludendoli dal governo della città, quando fosse «divenuta italiana»: è la stessa borghesia, pavida e conservatrice, che cercherà nell’interventismo un’evasione dalle drammatiche scelte che il socialismo proponeva. Integrando la memoria con la fantasia e cogliendo i nessi espliciti e sotterranei tra vita privata e pubblica, tra individuo e storia, Le quattro ragazze Wieselberger, vincitore del Premio Strega nel 1976, porta a compiuta maturità umana ed espressiva l’attività di scrittrice svolta dalla Cialente nell’arco di quarant’anni e realizza il senso, più segreto e vero, della sua vocazione artistica.
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In un’incantevole Trieste fine Ottocento, vivificata dall’aria mitteleuropea e dalla bora dell’irredentismo, si muovono aggraziate, au ralenti, e come consapevoli di un loro tragico destino le quattro sorelle Wieselberger. Appartengono a una «giudiziosa, benestante famiglia» della buona società: la madre è una tranquilla signora che si divide tra la casa di città, odorosa di cera e di pulito, e la grande casa di campagna, con giardino, orto e vigna; il padre è uno stimato musicista che dirige con autorità affettuosa sia la famiglia, sia l’orchestra dei «dilettanti filarmonici». A una delle quattro ragazze può capitare di danzare, una sera, con il signor Ettore Schmitz, industriale di vernici sottomarine non ancora diventato il grande Italo Svevo. Narrando la loro storia, che è poi quella della sua famiglia, Fausta Cialente racconta mezzo secolo di storia italiana, in una prospettiva rivelatrice. Getta una luce nuova e inquietante su certi fautori «liberalmassoni di destra» dell’irredentismo triestino, che non solo liquidavano in termini razzisti la questione slovena, ma intendevano applicare analoghe discriminazioni nei confronti dei lavoratori, escludendoli dal governo della città, quando fosse «divenuta italiana»: è la stessa borghesia, pavida e conservatrice, che cercherà nell’interventismo un’evasione dalle drammatiche scelte che il socialismo proponeva. Integrando la memoria con la fantasia e cogliendo i nessi espliciti e sotterranei tra vita privata e pubblica, tra individuo e storia, Le quattro ragazze Wieselberger, vincitore del Premio Strega nel 1976, porta a compiuta maturità umana ed espressiva l’attività di scrittrice svolta dalla Cialente nell’arco di quarant’anni e realizza il senso, più segreto e vero, della sua vocazione artistica.

Product Details

ISBN-13: 9788868991197
Publisher: VandA ePublishing
Publication date: 10/20/2015
Sold by: eDigita
Format: eBook
Pages: 320
File size: 505 KB
Language: Italian
From the B&N Reads Blog

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