La crisi del rapporto euratlantico e lŐescalation unilateralista degli Stati Uniti sono stati aperti da una guerra in Medio Oriente (Iraq, marzo 2003); ancora una guerra mediorientale (Libano, luglio 2006) sembra sancire sia il riavvicinamento transatlantico, sia il rilancio di un Çmultilateralismo efficaceČ. Sarebbe superficiale ribaltare oggi la lettura del quadro politico internazionale rispetto a come si presentava nel 2003. Gli Stati Uniti restano la sola superpotenza globale in un sistema politico internazionale unipolare. Dopo aver fallito tanti altri Çappuntamenti con la storiaČ, ed essere rimasta sino allŐultimo divisa sul da farsi, lŐEuropa ha accettato la rischiosa opportunit di intervento in Libano. La questione irachena rimane oggi pi aperta che mai, mentre sul futuro di quel paese si allungano sempre pi sinistre le ombre di un infinito dopoguerra. E per sarebbe difficile negare che, anche in conseguenza dellŐinsuccesso in Iraq, la seconda amministrazione Bush ha riscoperto i vantaggi della cooperazione con gli alleati europei e dellŐappropriato ricorso alle istituzioni internazionali; mentre gli europei hanno riposto i toni pi aspri e strumentali della polemica antiamericana, e ricominciato a pensare allŐONU come a qualcosa di diverso e pi utile di uno strumento per inchiodare al suolo il gigante americano. é da vedere se e quanto gli europei, dopo aver reclamato a gran voce un ruolo maggiore, saranno capaci di sopportarne il peso. Ma che lŐEuropa, a quasi ventŐanni dal suo fallimento politico di fronte alla dissoluzione violenta dellŐex Iugoslavia, abbia imparato la lezione e sia decisa ad assumersi le proprie responsabilit internazionali oggi forse qualcosa di pi di una scelta obbligata: una speranza che, come europei, non possiamo non coltivare.