La passione per l'assoluto: Conversazioni con Laure Adler (Nostalgia for the Absolute)
«Si può essere a casa propria dappertutto. Datemi un tavolo da lavoro, sarà la mia patria.»

George Steiner, rispondendo alle domande della giornalista Laure Adler, racconta in queste pagine le numerose patrie della sua vita affascinante: quelle reali, con la fuga della famiglia da Parigi e dal fervore nazista che stava esplodendo in Europa, le esperienze giovanili a New York e le cattedre nei più prestigiosi atenei del mondo. E quelle ideali, con l’orgogliosa rivendicazione di appartenere a un popolo – quello ebraico – a cui riconosce il nucleo vitale della sua eccellenza intellettuale senza tuttavia risparmiare critiche alla politica di quel «miracolo necessario» che è lo stato di Israele. Nelle riflessioni preziose di uno dei giganti del nostro tempo, memorie e rimpianti si intrecciano alle idee su cui da sempre si è interrogato: Steiner torna così a esprimere con forza la dedizione avvincente e pericolosa per la letteratura e il libro; continua il confronto con le grandi mitologie del Novecento, confermando il giudizio inflessibile su Freud e la psicoanalisi; e dedica parole di amore puro alla sua passione più grande e profonda, quell’«esperanto delle emozioni che è la musica».
Ma la ricerca di senso non può mai considerarsi giunta a destinazione e per questo, invitato a dare una definizione di sé stesso, forse con un pizzico della sua tipica ironia, Steiner può affermare orgoglioso: «Mi piace essere discepolo».
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La passione per l'assoluto: Conversazioni con Laure Adler (Nostalgia for the Absolute)
«Si può essere a casa propria dappertutto. Datemi un tavolo da lavoro, sarà la mia patria.»

George Steiner, rispondendo alle domande della giornalista Laure Adler, racconta in queste pagine le numerose patrie della sua vita affascinante: quelle reali, con la fuga della famiglia da Parigi e dal fervore nazista che stava esplodendo in Europa, le esperienze giovanili a New York e le cattedre nei più prestigiosi atenei del mondo. E quelle ideali, con l’orgogliosa rivendicazione di appartenere a un popolo – quello ebraico – a cui riconosce il nucleo vitale della sua eccellenza intellettuale senza tuttavia risparmiare critiche alla politica di quel «miracolo necessario» che è lo stato di Israele. Nelle riflessioni preziose di uno dei giganti del nostro tempo, memorie e rimpianti si intrecciano alle idee su cui da sempre si è interrogato: Steiner torna così a esprimere con forza la dedizione avvincente e pericolosa per la letteratura e il libro; continua il confronto con le grandi mitologie del Novecento, confermando il giudizio inflessibile su Freud e la psicoanalisi; e dedica parole di amore puro alla sua passione più grande e profonda, quell’«esperanto delle emozioni che è la musica».
Ma la ricerca di senso non può mai considerarsi giunta a destinazione e per questo, invitato a dare una definizione di sé stesso, forse con un pizzico della sua tipica ironia, Steiner può affermare orgoglioso: «Mi piace essere discepolo».
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«Si può essere a casa propria dappertutto. Datemi un tavolo da lavoro, sarà la mia patria.»

George Steiner, rispondendo alle domande della giornalista Laure Adler, racconta in queste pagine le numerose patrie della sua vita affascinante: quelle reali, con la fuga della famiglia da Parigi e dal fervore nazista che stava esplodendo in Europa, le esperienze giovanili a New York e le cattedre nei più prestigiosi atenei del mondo. E quelle ideali, con l’orgogliosa rivendicazione di appartenere a un popolo – quello ebraico – a cui riconosce il nucleo vitale della sua eccellenza intellettuale senza tuttavia risparmiare critiche alla politica di quel «miracolo necessario» che è lo stato di Israele. Nelle riflessioni preziose di uno dei giganti del nostro tempo, memorie e rimpianti si intrecciano alle idee su cui da sempre si è interrogato: Steiner torna così a esprimere con forza la dedizione avvincente e pericolosa per la letteratura e il libro; continua il confronto con le grandi mitologie del Novecento, confermando il giudizio inflessibile su Freud e la psicoanalisi; e dedica parole di amore puro alla sua passione più grande e profonda, quell’«esperanto delle emozioni che è la musica».
Ma la ricerca di senso non può mai considerarsi giunta a destinazione e per questo, invitato a dare una definizione di sé stesso, forse con un pizzico della sua tipica ironia, Steiner può affermare orgoglioso: «Mi piace essere discepolo».

Product Details

ISBN-13: 9788811143123
Publisher: Garzanti
Publication date: 04/30/2015
Sold by: GeMS
Format: eBook
Pages: 158
File size: 1 MB
Language: Italian

About the Author

George Steiner (1929-2020) è stato una figura di primo piano nella cultura internazionale. Fellow del Churchill College a Cambridge, è stato docente in numerose università tra cui Princeton, Stanford, Chicago, Oxford e Ginevra.
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